sabato 23 ottobre 2010

"Che cosa c'è di più adatto per illuminare i punti più oscuri della storia primitiva che il paragonare al tempo stesso sia i costumi, sia le abitudini, sia il linguaggio, sia l'industria dei diversi popoli?  ... E che cosa c'è di più ricco di soddisfazioni, possiamo aggiungere, che il dedicarsi a questa attività e stringere per così dire legami di conoscenza con un numero infinito di popolazioni che meritano così poco l'ingiurioso disprezzo che noi abbiamo per esse?" (Jauffret, 1799)

Questa è la definizione che più mi soddisfa dell'antropologia, scritta quando ancora ufficialmente questa scienza sociale non esisteva ancora.
Trovo sempre difficile e fastidioso rispondere alla domanda "cosa fai nella vita" ... e non so per quale motivo ho dedicato questi giorni alla ricerca di una risposta valida ...
non credo di averla trovata ancora cmq, una definizione imparata a memoria perde tutto il suo significato originario ... e in ogni caso non la imparerò nemmeno a memoria.
Voglio dire, ci sono dei momenti in cui ho terribilmente bisogno di posizionarmi, di sapere dove sono, che sto facendo, perchè tutto questo. E mi è difficile farlo relazionandomi a ciò che studio, perchè l'antropologia mi è sempre sembrata un caos, un insieme di cose molto diverse tra di loro, un modo per raggruppare pensieri, idee ... che per trovano già per conto loro una connotazione specifica.
Secondo me l'antropologia  accoglie tutte queste definizioni, studi , idee, ricerche ... e "semplicemente" le inserisce in un discorso più globale, per arrivare a capire l'uomo nelle sue differenze, storiche, spaziali e cuturali.
Mi porterà da qualche parte tutto questo? Sicuramente ... ma ora non ne ho la più pallida idea... ed è questo fatto che paradossalmente mi fa stare bene.... inventarsi il proprio futuro.
Ecco, pensieri paradossalmente opposti a quelli scritti qualche riga prima ... l'essenziale rimane quindi saper far fronte alle crisi mistiche che prendono senza preavviso...

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