lunedì 16 gennaio 2012

"le clitorus - ce cher inconnu"

Let's go beyond tabu and verguenza in our society. 
Let's pretend to learn things about our body, in order to eliminate ignorance, doubts and problems caused by silence and embarrassment.
let's watch this documentary, please!  

martedì 10 gennaio 2012

Life is what happens to you while you're busy making other plans. (John Lennon). This is also goes for choices:thinking about choices and making them seem to be two different matters. But we can choose whether to accept or decline the tyranny of choice-and we can begin by understanding what is really on offer.

Ogni volta che torno in Italia mi stupisco della situazione lavorativa nella quale si trovano le persone che conosco, giovani. Percepisco disperazione, mancanza di lavoro, di possibilità di fare ciò che la gente vuole davvero. Cose che, se non si vive nel paese,  non si possono troppo distinguere, perchè credo che anche se si va all’estero la maggior parte delle volte proprio inseguendo il sogno di un lavoro, o il lavoro dei sogni,  si resta pronti ad accettare altre mansioni,  avendo comunque pazienza nel cercare qualcosa nel limitie del possibile umane e accettabili, anche e soprattuto a livello di ricompensa.
Mentre chi vive tutta la vita nella stessa città ha il campo di ricerca più limitato, spera di trovare ciò per cui ha studiato, come è ovvio che sia dopo aver pagato un bel po' di mila euro allo stato italiano, al contrario di quasi tutti gli altri paesi europei che non hanno le tasse d'iscrizione. Comunque, il problema sta nel fatto che si cerca lavoro in ciò in cui si è specializzati, e lo si vorrebbe trovare anche in quel momento, e in quel determinato posto. Quando sono tornata in Italia ho trovato  giovani che finiti gli studi accettano stage gratuiti, o pagati al minimo, rimanendo a casa dei genitori o comunque non indipendenti economicamente. Questo soprattutto perchè sotto la pressione delle continue notizie sulla “crisi”, sul livello di disoccupazione giovanili, etc... Non dico che non siano dati reali, ma il mondo del lavoro è chiaramente in trasformazione, diverso da qualche tempo fa. è sempre più raro trovare posti fissi a lungo termine, e soprattutto persone che vogliano fare la stessa mansione per tutta la vita. I bisogni, le volontà, i sacrifici e i sogni di tutti stanno cambiando, perchè quello che ci offre questo sistema capitalista è ampio e sempre più dispersivo.
Aumenta la possibilità e quindi il desiderio di scelta, come si può trovar descritto nel libro di Renata Salec “The tyranny of choice” che ho appena finito di leggere. 
Ecco qui alcuni passaggi. 

“Com'è possibile che, nel mondo industrializzato, quest'aumento della capacità di scelta, grazie a cui dovremmo essere in grado di plasmare le nostre vite e renderle perfette, conduce non a una maggiore soddisfazione ma a un'ansia crescente e a un maggior senso di inadeguatezza e di colpa? E come mai le persone, nel tentativo di alleviare l'ansia, sono disposte a seguire i messaggi raccolti a caso qua e là da campagne pubblicitarie e oroscopi, ad accogliere i suggerimenti estetici dalle industrie di cosmetici, a lasciarsi guidare dalle previsioni economiche dei consulenti finanziari e ad accettare i consigli sulla vita di coppia degli autori di libri di autoaiuto? Se è vero che sempre più persone si rimettono all'opinione dei cosiddetti esperti, si direbbe che scegliere sia in effetti divenuto un peso dal quale siamo ben contenti di essere sollevati. [...]
Questo spostamento della percezione della ricchezza, tuttavia, non è avvenuto da un giorno all'altro. Non è che la gente si sia svegliata una mattina e abbia improvvisamente visto la propria vita in modo diverso. I semi dell'incombente crisi economica erano stati gettati diverso tempo prima. Allo stesso modo, le perplessità circa l'ideologia della scelta avevano già permeato periodi di maggiore esuberanza, come si vede dall'ansia e dall'insicurezza presenti nell'ultima decade del capitalismo post-industriale. È quasi come se la crisi avesse rappresentato, da un lato, la realizzazione del desiderio, esplicitato solo in parte, di porre limiti alla sovrabbondanza di scelta disponibile negli anni di maggiore prosperità, e dall'altro, la liberazione concomitante dalla pressione creata dal sovrappiù di scelta. La crisi ha perfino arrecato una strana forma di sollievo o soddisfazione in certi settori, che a lungo avevano auspicato, più o meno consapevolmente, un freno alle spese eccessive – o almeno alle innumerevoli possibilità di spesa consentite dal benessere economico. Il «New York Times» catturò questo rinnovato spirito puritano prospettando feste e vacanze all'insegna del risparmio, in un articolo intitolato Festeggiamo come nel 1929. Il pezzo suggeriva come organizzare una cena decorosa con il budget modesto della crisi al suo culmine. Un personaggio mondano intervistato nell'articolo osservava: «Il buono della recessione è che allenta la pressione [...]. Ti permette di fare a meno di tutto il superfluo e di concentrarti su quello che conta veramente: gli amici, la famiglia, lo stare insieme». Resta il fatto che i padroni di casa sentissero il bisogno di un consulente che dicesse loro come intrattenere gli ospiti in tempo di crisi. Vi era un'ambiguità evidente nel loro desiderio di rinunciare alle gioie dei consumi. Si voleva certo limitare le scelte, ma non troppo, e si voleva che qualcun altro lo facesse per loro. “


Ecco, quello che voglio sostenere qui, non è un'idea chiara, non credo che ce la si possa troppo avere in questo tipo di situazione e argomento. Ma il fine di questo post è più che altro mostrare e riflettere sul presente nel quale ci troviamo , che fa paura, ma che è anche e soprattutto un prodotto sociale delle comunicazioni, delle pressioni mediatiche che mettono nella testa, degli Italiani in questa mia critica, che tutto non va, che bisogna accettare merda per evitare di trovarsi con niente tra le mani. In questo modo è facile persuadere la gente a lasciarsi andare a comprare, inviando messaggi come "nel 2012 c'è la fine del mondo", o "col passare del tempo la crisi diventerà ancora peggiore, quindi tanto vale viversi la vita ora", ma anche nell'altro lato messaggi come "in ogni caso non c'è lavoro, e per i giovani è l'esperienza che serve, quindi datevi sotto e accettate di tutto". E no, perchè finché esisteranno gli stagisti iperlaureati, a 200 euro al mese, quelle compagnie e quegli studi non cesseranno di sfruttare le mente fresche che escono dall'università, con voglia di fare, di farsi notare, di conoscere e mettere in pratica quello che per anni hanno letto sui libri. 
Bisognorebbe avere le palle e le capacità di sfruttare ciò che questo sistema ci offre, per esempio conoscere e succhiare soldi all'università con tutti i tipi di borse di studio che esistono (ad esempio l'erasmus practica, in Spagna, paga lo studente 300 euro al mese se incontra un luogo dove fare uno stage, dove è libero di gestirsi l'impegno, le ore, la durata, etc.. al finale dei miei 3 mesi di borsa di studio mi è arrivata una somma pari al doppio di quello che avevo già ricevuto, perchè l'università ha distribuito il denaro che non era stato dato per mancanza di domande). voilà.. ma certo riconosco anche che non è facile incontrare le informazioni, come in un esame, la parte più difficile resta sempre quella della ricerca degli articoli e referenze. Però con tutti gli strumenti che ci sono oggi, ho fiducia che questo spirito di solidarietà che Internet ha in qualche modo ampliato a orizzonti globali, possa far costruire un pensiero giovanile comune, che si basi sulle lamentele, sulle nuove idee, sulla comuncazione e sulla condivisione. 
Evitando che la tirannia della scelta in questa multitudine di possibilità non ci risucchi tutti e ci faccia diventare incapaci di avere un'immagine chiara e non offuscata della realtà, anche quella lavorativa, nella quale volenti o nolenti dobbiamo inserirci. più prima che poi. 

 

giovedì 5 gennaio 2012

new life. barcelona, again (?)

‎"Recuerda que cualquier momento es bueno para comenzar y que ninguno es tan terrible para claudicar.
No olvides que la causa de tu presente es tu passado asì como la causa de tu futuro serà tu presente.
Aprende de los audaces, de los fuertes, de quien no acepta situaciones, de quien vivirà a pesar de todo. Piensa menos en tus problemas y mas en tu trabajo y tus problemas sin alimentarlos moriran.
Aprende a nacer desde el dolor y a ser mas grande que el mas gande de los obstaculos"


ecco come mi sento.