martedì 4 ottobre 2011

es muss sein!

Milan Kundera mi legge nel pensiero, convincendomi davvero che probabilmente tutto non è che un puzzle già pensato e dove sovrana l' es muss sein! (deve essere!). Già il semplice fatto di scegliere di leggere un libro che affronta i principali dubbi del proprio presente, lo prendo come un segno... parlando cosi "La vita umana si svolge una sola volta e quindi noi non potremo mai appurare quale nostra decisione sia stata buona, quale cattiva, perchè in una data situazione possiamo decidere una volta soltanto .Non viene data una seconda,  terza, quarta vita per poter confrontare diverse decisioni".
e ancora "La gente di solito si rifugia nel futuro per sfuggire alle proprie soffereze. Traccia una linea immaginaria sulla traiettoria del tempo, al di là della quale le sue sofferenze di oggi cessano di esistere".
Presente, futuro. Decisioni, scelte, destino e fiducia.
Sono sempre mese in discussione e sempre in imbilico.
Due giorni f mi aggiravo per ljubljana, la ammiravo e ne sorridevo, ricordando momenti passati, osservando i turisti giapponesi, che filmano ogni loro singolo passo, gli sloveni contastemente in bicicletta, donne su tacchi vertiginosi, con tailleurs stretti, schiena dritta, passo deciso. In questa città capita persino di mettersi in coda al semaforo dietro una fila di bici, capita di non incrociare nessuno per il centro di sabato sera, anche con 20 gradi, ma poi non riuscire ad attraversare la piazza principale il lunedi primo giorno di lezione, per la presenza di stand informativi, birre per terra e palchi sparsi con diversi concerti e studenti presi bene.
Comunque, camminando per questa capitale a misura d'uomo, con un clima estivo in ottobre, con progetti nella testa, con il sollievo misto a agitazione per aver appena firmato un contratto da stagista e insegnante di italiano all'Istituto Italiano di Cultura... mi siedo du un gradino sotto una statua... e poco vicino a me si siede anche un ragazzo con la maglia a righe, arancione e nera.
Lo guardo, e inizio seriamente a credere di conoscere quel ragazzo. Mi viene tipo una scossa i brividi per il corpo, come quando si sa di dover far qualcosa, di essere davanti ad un caso pazzesco che non può essere tralasciato, ma che nello stesso tempo si è frenati dal timore di sbagliarci, di farci una figura di merda tentando l'approccio. Cosi mi dico che provenendo da un mese in terra cuneese, dove oltre al viso si potrebbe dire persino che auto corrisponde alle persone di cui si sente parlare, perchè tutti conoscono e sanno tutto di tutti, mi convinco che è una delle solite visioni che si hanno quando si cambia posto, ma si cercano comunque visi noti in mezzo alla folla. Almeno a me capita così molto sovente.
Invece li si alza, e dice il mio nome guardandomi.
Non è una storia così eccitante, lo so. e neanche ha un lungo finale, semplicemente ci riconsociamo entrambi, ci salutiamo meravigliati di come due persone conosciutesi 4 anni fa durante uno scambio in Kosovo, si riescano a rincontrare in una città piccola e rara come Ljubljana, scelta da entrambi per studiare.
E da lì, il Muss es sein? si fa insistente, mni fa sentire in un ridimensionato Truman show.
Quindi si, potrei aver preso una seconda, terza, quarta via per vivermi questi mesi. In altri posti, con altra gente, clima, entusiasmo. Ma sono qui, in Slovenia,e dato che non potrò mai sapere come sarebbe stato altrimenti, mi immergo in ciò che diventa ora il mio immediato.

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