giovedì 16 febbraio 2012

ode al moto perpetuo

Mi sono giunte queste parole proprio oggi, proprio nel momento in cui iniziavo a realizzare tutto ciè che ruota attorno all'uso della semplice bicicletta. Qui a Barcellona sono infatti ormai abituata e soddisfatta dall'andare da un posto all'altro con il culo seduto e le gambe che decidono loro che strada prendere, che curve fare, a che velocità andare. Fare dell'esercizio fisico, riscaldarsi nell'aria fredda, vedere il mondo ad una velocità più rapida senza accendere l'aria condizionata o il riscaldamento. 
vivere per davvero quel passaggio da quei LUOGHI fisici che per la maggior parte delle volte ci sforziamo di vedere come tappe obbligatorie della nostra giornata. 
Si può dire che chi va in bici forma una propria comunità, dove vi sono segnali singolari, norme, concessioni, incazzature, occhiate, che iniziandoci a fare caso iniziano a far parte del nostro modo di vedere le cose. in generale. 
stasera per esempio ho assistito alla scena di un ragazzo che cercava di superare nella corsi delle bici un altro tizio che però non gli dava attenzione, perchè con la musica alle orecchie. una volta al semaforo quello gli ha spiegato che sono 40 euro di multa se la polizia lo vede con le cuffiette, e poi che è un pericolo per gli altri perchè non possono avvertirlo e farsi sentire. 
poi cercando un posto dove "parcheggiare" la bici nell'apposito spazio sotto casa, mi sono accorta che non ve ne erano di liberi. ma ecco che una ragazza viene a recuperare la sua, e mi dice "2 minuti e puoi metterla qui". esattamente come funziona con le macchine che cercano un posto...
curioso è anche osservare le occhiate che i ciclisti si scambiano, come si coordinano tra di loro, come decidono di seguire o no le norme stradali, e come si lasciano tentare e influenzare da coloro che lo fanno o no. 
perchè è un'altra nuova prospettiva, è un nuovo modo di vedere e vivere. 
ed è una via sana, a km effettivi e costo zero. 








Ode al moto perpetuo

Io canto l’equilibrio del moto perpetuo

Io canto la vita che si muove silente

Io sussurro nell’aria in cui circolo e nuoto

Io mi avvito per strade, seguo tutta la gente

E fra tutta la gente porto il genio fecondo

Dell’ingegneria che sconfigge la fretta

Senza strepito o fumi che inquinino il mondo

Lode eterna, signori, per la mia bicicletta.

Lode eterna al pedale, al manubrio, alla ruota

Al fanale di dietro, alla dinamo avanti

Al campanellino, alla sua unica nota

Alla voce argentina che vi squilla l’attenti.

State attenti che questo è il vero progresso

Ed è il nesso che lega una tecnologia

Che senza ridurre il mondo ad un cesso

Ti moltiplica la tua stessa energia.

“La rivoluzione — compagni — arriverà in bicicletta”

Suola e pedale

Questo è il vero ideale.

Senza fretta — compagno — boicotta il motore

Senza fare rumore

Calpesta il potere.

Occhio al ginocchio

È lo stinco che stendo.

La rivoluzione sta già pedalando!

Il vibrante mormorio della ruota dentata

Dente a dente si insinua, dente a dente incatena

La catena trattiene l’energia liberata

E la libra veloce, precisa e serena

E la bicicletta — metaforicamente –

Simboleggia una vita che non sia foglia al vento

Ma passione e pensiero, sia corpo e sia mente

In cui si resta in piedi finché c’è movimento.

Circolare a tutti i movimentisti

Lettera aperta a chi vive lottando:

Ciclicamente, internazionalisti

Unitevi in ogni parte del mondo!

Non avrete da perder le vostre catene

Ma da stenderle fra le due ruote in tensione

Libertari, anarco-ciclisti conviene

Arrivarci a pedali alla rivoluzione!

“La rivoluzione — compagni — arriverà in

bicicletta!”

La salita ora è pesa

Verrà la discesa!

Senza fretta — compagno — boicotta il motore

Senza fare rumore

Calpesta il potere.

Occhio al ginocchio

È lo stinco che stendo

La rivoluzione sta già pedalando!

(Alessio Lega – Ode al moto perpetuo)

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